RITORNO AL PRESENTE

“Mi sento come se il tempo fosse rallentato”, “mi rendo conto di aver fatto già tante cose e sono solo le 10.00 del mattino”.


Spesso ho sentito frasi come queste da persone che avevano appena frequentato uno dei nostri corsi di ipnosi, come se la coscienza del presente diventasse più intensa e non sfuggisse via lasciando l’amara consapevolezza di aver buttato via tempo.
A volte ci troviamo ad essere distratti dalle preoccupazioni per il futuro o da sensi di colpa per il passato e non riusciamo a vivere appieno quello che stiamo facendo in ogni momento della giornata.
La sensazione è un po’ come se fossimo in un luogo in compagnia di altre persone ma con la mente altrove piena di pensieri veloci e sfuggenti. In questo modo si comincia a perdere sensibilità per le proprie sensazioni, quasi come se non ci fidassimo più di loro senza rendersi conto che è come se non ci fidassimo più di noi stessi.
Quante volte abbiamo sentito una vocina dentro come un sesto senso che ci metteva in guardia da un amico o una relazione amorosa e non l’abbiamo ascoltata?
Negli anni abbiamo accumulato molte esperienze e queste ci aiutano a non commettere gli stessi errori e a intuire l’esito della maggior parte delle situazioni in cui siamo implicati.
Di converso, però, credere di sapere troppo a volte ci preclude la possibilità di avere quel sano atteggiamento di curiosità che ci può regalare anche sensazioni di meraviglia e di sorpresa. Mentre invece si è più portati ad anticipare gli eventi con preconcetti e a illuderci di capire situazioni anche se non le abbiamo vissute.
Alfred Krzybski diceva: “La mappa non è il territorio”. A volte siamo convinti di sapere tutto di un luogo e sui loro abitanti guardando un documentario in tv o navigando in internet senza vivere le percezioni che nascono quando ci si trova là in carne e ossa.
Forse la troppa informazione che possediamo ci rende un po’ virtuali e i rapporti perdono di veridicità e di contatto concreto, al punto che a volte ci si ritrova magari a tavola in famiglia o con gli amici con la testa da un’altra parte, mentre si sta “messaggiando”con il telefonino.
L’armonia tra mente e corpo e tra mente e azione è sempre stata ricercata soprattutto in oriente attraverso discipline di meditazione come ad esempio, tra le tante, l’antica filosofia zen.
Stephen Mitchell disse: “l’insegnamento zen è come una finestra: all’inizio la guardiamo e vediamo soltanto il riflesso indistinto del nostro stesso volto, ma nel momento in cui impariamo, e la nostra visione si fa chiara, diventa chiara e perfettamente trasparente anche l’insegnamento. Quindi vediamo attraverso. Vediamo tutte le cose: il nostro stesso volto”.
Oggigiorno, con la vita frenetica che ci troviamo a portare avanti, anche in occidente è nata l’esigenza di avere dei momenti per poter staccare la mente dalle nostre attività e dai nostri doveri per poterci occupare di noi e dei nostri bisogni. C’è quindi bisogno, per potersi così rigenerare fisicamente e mentalmente, di diminuire la velocità dei nostri ritmi fisiologici e mentali tanto da riuscire, al mattino, a riconoscere che la persona che intravediamo allo specchio, mentre pensiamo alle numerose cose da fare durante la giornata, siamo noi e che necessitiamo di darci attenzione.
E’ incredibile come ci si sente quando riusciamo a rilassarci nel modo giusto e a cogliere percezioni e immagini che ci può regalare la nostra parte profonda, l’inconscio. Lo stato d’animo è simile a quando ci ritroviamo a bocca aperta ad ammirare un tramonto e a renderci conto poi che in quei momenti il tempo è come se non esistesse e ci si sente un tutt’uno con l’universo.
Il campanello di allarme arriva quando non ci si ricorda più quando è stata l’ultima volta che abbiamo provato quelle sensazioni, ma ci ricordiamo bene quando, in quelle condizioni, il silenzio crea dentro di noi una sorta di ansia e fastidio.
La difficoltà ad avere un rapporto più sereno con se stessi ci troviamo costantemente ad affrontarla durante i corsi “la scoperta dell’inconscio” e “trasformazione dell’anima”, dove le persone riscoprono una parte importante e profonda di sé che si allea e come un compagno di viaggio comincia a condividere sensazioni, immagini, intuizioni, associazioni e sogni.
Un famoso matematico e filosofo, Blaise Pascal, credeva molto nelle intuizioni. Quando si dedicava a un problema ci lavorava intensamente fino a quando arrivava a un vicolo cieco. A quel punto se ne andava a fare una passeggiata lasciandosi distrarre dalla bellezza della natura che lo circondava affidandosi al suo intuito che, per la maggior parte delle volte, gli regalava la via per risolvere i suoi quesiti.
Un altro esempio è Albert Einstein che, per ampliare la sua visione sulla velocità della luce, si immaginò di cavalcare un fotone osservando il cambiamento spazio-tempo che ne scaturiva.
Tutti esempi di persone che si avvalevano delle proprie capacità inconsce che, per loro natura, pur possedendo un notevole livello intellettivo usano linguaggi diversi dalla logica e dalla razionalità.
A volte la nostra mente è capace di stupirci ed è proprio in quei momenti che ci si può rendere conto che una parte di noi è ancora misteriosa e non ancora definibile e misurabile con i mezzi di indagine scientifici che abbiamo oggi.
Questo ci dà la speranza di poter migliorare sempre di più e superare i limiti che crediamo di avere.

 

 

Dott. Silvio Zanelli