La gioia di donare agli altri. La storia di Dino.

A pag.23 de Il Gazzettino del 21.05.2012, Alessandra Graziottin, ci parla di Dino, un uomo settantenne, dai capelli bianchi, dal volto mite, che si ferma a Roma presso un ragazzo ventenne, barba lunga, piuttosto malconcio, che chiede l’elemosina e come un nonno che chiede ad un nipote amato, non si preoccupa del suo aspetto, gli da un euro e intanto gli chiede come si chiama, dove abita, se ha un posto in cui dormire. Il ragazzo è sorpreso. Non gli è mai successo che qualcuno si fermi per chiedere qualcosa di lui, e intanto scruta l’uomo che sa ascoltare.

Quell’uomo si chiama Dino. Gli offre un panino, poi due. Il giorno dopo Dino torna con 10 panini, perché il ragazzo ha altri amici che hanno fame come lui. Poi pian piano Dino ogni giorno dà da mangiare a 200 persone. Nel quartiere di Roma, dove abita, lo conoscono tutti. Al mercato, a fine mattinata, tutti gli danno la frutta e la verdura non acquistata che non potrebbe essere venduta il giorno dopo. Cucina in casa, la moglie lo aiuta e poi va a distribuire i pasti a chi ne ha bisogno. Un giorno il direttore di un supermercato lo chiama perché ha diversi prodotti alimentari in scadenza e glieli offre del tutto gratuitamente. Pian piano si aggiungono altri volontari per dargli una mano. Il signor Dino crede nella Provvidenza, ma in modo sobrio, sereno, senza proclami, senza presunzione. La Graziottin afferma di averlo visto durante un’intervista e dice di aver visto un uomo sereno, che dopo la pensione, ha trovato un significato profondo per la sua vita: “Ho capito cosa dovevo fare. Tanti mi aiutano, la Provvidenza ci aiuta tutti”. Dino è uno dei volti consolanti dell’Italia che cura, dell’Italia sana, che non fa proclami, ma usa il tempo per aiutare, sa utilizzare quello che c’è, magari avanza, per tradurlo in bene invece di sprecarlo. Tutti i volontari che si impegnano in vari campi per aiutare gli altri, alimentano la cosiddetta “economia della felicità”. Che fa della gratuità il motore della soddisfazione interiore, della serenità del cuore e della mente, della pacificazione con se stessi. Un’economia che non cerca il denaro ma il contatto umano, che è in attivo se riduce il dolore del vivere. ..Questa è l’Italia in cui credere. E da imitare.

 

Segnalata da Giampaolo Ferrari